vendredi 3 mai 2013

Assassin #8217;s Creed 3 #8211; Recensione della rivoluzione di Connor

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Assassin's Creed 3 è un action adventure sviluppato da Ubisoft Montreal su PC, PlayStation 3, Wii U e Xbox 360. Quinto capitolo effettivo della serie, narra la conclusione delle vicende di Desmond, introducendo un nuovo assassino e un'ambientazione inedita.


Il franchise di Assassin’s Creed è cresciuto gradualmente nel corso degli anni, fino a conquistare una popolarità tale da convincere Ubisoft a distribuire gli episodi della serie a cadenza annuale, dando vita a quella che è stata battezzata come “Trilogia di Ezio Auditore“, protagonista di Assassin’s Creed 2 e dei relativi sequel Brotherhood e Revelations. Assassin’s Creed 3 è, nelle intenzioni, diverso. Parliamo davvero del “nuovo” capitolo della serie nel senso stretto del termine, un gioco che ha richiesto diversi anni di sviluppo e la collaborazione degli studi Ubisoft di tutto il mondo, anche durante i lavori sui sopracitati spin-off. Lo attendavamo tanto, eravamo molto curiosi di scoprire che direzione avrebbe preso la saga con il capitolo finale delle vicende di Desmond. E ai titoli di coda, mischiamo sensazioni di soddisfazione alla domanda: “Si poteva fare ancora meglio? Può darsi”.

Assassin’s Creed 3 abbandona il periodo rinascimentale italiano, gli ambienti europei e approda nel continente americano, proprio nel bel mezzo della nota rivoluzione che avrebbe portato poi alla nascita degli Stati Uniti d’America come li conosciamo oggi. Protagonista è Connor, mezzosangue nativo-inglese, che decide di unirsi all’ordine per salvare il suo popolo dalla feroce espansione coloniale. Nel frattempo, prosegue verso la fine la storia di Desmond, che, risvegliatosi dal coma, prova a seguire le istruzioni fornitogli per prevenire il disastro solare che minaccia la terra il 31 dicembre 2012.

La trama è tutto sommato gradevole, ma lascia spazio a più di qualche dubbio. La figura di Connor dividerà gli appassionati, anche se chi vi scrive ha preferito nettamente Ezio Auditore. Mentre le vicende soffrono di una narrazione non propriamente eccellente, rovinata in parte dai vari caricamenti tra un filmato all’altro che non permettono di godere in maniera fluida del gioco da questo punto di vista. I colpi di scena non mancano come le situazioni di alta tensione, seppur l’atteso epilogo delude un po’ ed è forse eccessivamente scontato e telefonato. In fin dei conti, abbiamo trovato più affascinante e coinvolgente la storia di Connor, che non la parte finale di Desmond: quest’ultima è stata chiaramente rovinata dai due precedenti spin-off, che hanno costretto gli sceneggiatori ad allungare il brodo per giustificarne i contenuti.

Per quanto riguarda il gameplay, le novità sono diverse, i passi in avanti effettivi rispetto i capitoli precedenti un po’ meno. Anche qui, “colpa” di Brotherhood e Revelations che hanno anticipato piccole cose che, inserite tra Assassin’s Creed 2 e Assassin’s Creed 3 avrebbero certamente fatto più scalpore. Tornano infatti tutte le introduzioni dei due capitoli precedenti, come la possibilità di gestire i propri assassini, accompagnate questa volta dalle gestione della tenuta, che darà praticamente modo di dare vita al proprio villaggio per ottenere vantaggi e risorse. Il tutto si amalgama perfettamente con l’introduzione delle sessioni di caccia, grazie alla presenza della frontiera, immensa ambientazione naturale dominata da praterie, boschi (finalmente è possibile arrampicarsi sugli alberi) e montagne, ben fatte e che aggiungono un valore aggiunto alla struttura di gioco.

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